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Doloroso, potente, un pugno allo stomaco. Scrittura magistrale
Pietro e Jacopo, Padre e figlio. In mezzo a loro una vita che non appartiene più a nessuno. Un viaggio per ritrovarsi a Marina di Ginosa e festeggiare l’anniversario di matrimonio laddove è nato tutto. Un guasto alla macchina, o forse il caso fortuito e salvifico, li obbliga ad una sosta forzata in un piccolo paese del Molise, Sant’Anna del Sannio e lì la compagnia di Agata, Gaia e Oliviero sembra, per un attimo, dilatare i pensieri e raccogliere energie. Ma Pietro non ne ha, non vede nulla avanti a sé che non sia Jacopo e il suo autismo a bassissimo funzionamento, non ascolta nulla che non sia l’unico suono che il figlio è in grado di emettere “MMMMMMMMM…”. Pietro ha bisogno di soldi, di riposo, d’aria, quell’aria che non deve comprimere ma che cerca il respiro, l’aria di cui ha trattenuto il fiato per farne amore e poi trovarsi trascinato sotto il peso delle macerie dei desideri e delle speranze. Daniele Mencarelli attraversa con grande semplicità e al tempo stesso acutezza stilistica il fardello enorme e asfittico dell’autismo vissuto da un padre. Agata, Gaia e Oliviero sapranno ascoltarlo, interpretare ogni silenzio e salvarlo da sé stesso. Nulla sa farsi odio se non l’amore più grande. Un libro la cui grandezza raggiunge pienamente il lettore e lo inabissa nella durezza di quella vita che continuerà sempre ad avere fame d’aria.
La vita stravolta da un figlio autistico. A chi tende la mano,senza mai ricevere aiuto, o carezza.Ai dimenticati che resistono. A chi è andato giù. Con la consapevolezza che tutto torna.
Un capolavoro. L'autore ti conduce per mano dentro la disperazione di un padre e ti stende in 5 pagine come un pugile fa con un gancio all'avveesario
Daniele Mencarelli con “Fame d’aria” (Mondadori), scrive un altro libro potente. Le sue parole scorrono nelle pagine provocando un meraviglioso tuffo nel cuore. La storia è incentrata sull’autismo, come mai avremmo pensato di leggere prima d’ora. Ci ritroviamo impreparati su questo argomento, sfido chiunque. “I genitori dei figli sani non sanno niente.” Noi, così bravi, procediamo nella vita per definizioni, per quello che pensiamo di sapere o di aver visto. Ma non è così, o almeno non lo è più dopo aver letto questo libro che arriva dritto come una pugnalata nello stomaco. Jacopo, che ha diciotto anni compiuti da poco e ha superato il metro e ottanta, vive nel suo mondo come tutti gli autistici. Autismo a basso funzionamento, questa la sua prima diagnosi. “Si caca e si piscia addosso”, si dondola, si incanta e mugugna quando vuole qualcosa: “Mmmmmm…; MMMMMMM…”. A tutte le sue richieste risponde il padre Pietro, un po’ a modo suo ma, a volte, come non dargli torto? Come non immedesimarsi in quel dolore? Come non condividere la sua preoccupazione di non farcela in questa vita, dal momento che è anche sommerso dai debiti? “La povertà ti rimane attaccata addosso.Ti perseguita. Anche quando potresti stare tranquillo ti buca il cervello.” La bravura di Mencarelli è quella di far entrare, piano piano, il lettore in questo mondo fatto di accettazione, di dolore, di pregiudizi, ma anche di tanto amore. Si entra nella storia proprio attraverso gli occhi di Pietro che chiama suo figlio Jacopo: “Lo Scrondo”. “ Un termine che Pietro, fin da adolescente, amava usare e abusare “per nominare gli strani, gli irregolari, gli anormali.” Che buffa la vita, verrebbe da dirsi. Una specie di maledizione. “L’unica cosa che mi viene in mente quando lo guardo è: perché a me? Cosa ho fatto di male?” Padre e figlio percorrono con la Golf un viaggio verso Marina di Ginosa, dove Pietro Borzacchi festeggerà con sua moglie Bianca il loro anniversario. Un guasto alla macchina li costringe a fermarsi in un paese dove sembra che il tempo si sia fermato. Ma a Sant’Anna del Sannio, “uno dei tanti paesi di pietra bianca strappata a blocchi dalla terra…”, almeno una pensione c’è. In quel posto, per il breve soggiorno forzato, Pietro e Jacopo vivranno la loro storia insieme ad Agata, la proprietaria della pensione, alla bella Gaia che presta lì il suo servizio come cameriera e ad una serie di persone che danno coralità a tutto il romanzo. Il tutto si svolge mentre Oliviero, meccanico in pensione, cerca di aggiustare l’adorabile Golf. Il tempo si è fermato o si può viaggiare nel tempo? E in quel buio, forse, una luce c’è.