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Non si può dire che il nuovo libro dell’ex ministro e oggi presidente del partito “ Azione” Carlo Calenda dal titolo “ La libertà che non libera”, appena uscito per La Nave di Teseo editrice, non sia davvero molto ricco di spunti di riflessione e di stimoli anche insoliti, originali e poco presenti nel dibattito politico quotidiano a volte davvero desolante e misero. Calenda sceglie di volare in alto e il suo presupposto è la tradizione repubblicana, non solo quella dell’antica Roma in cui il cittadino è tale se sente il dovere della vita pubblica con i suoi doveri verso la società ma quella di Mazzini e con Mazzini apre e chiude il suo saggio. La libertà non è il raggiungimento del benessere materiale individuale, non ha le sue radici nel materialismo e nemmeno in una continua dilatazione senza limiti delle libertà individuali anzi la pandemia Covid e la guerra ci insegnano che solo attraverso una limitazione delle proprie libertà individuali si può difendere e garantire la libertà di tutti come valore pubblico e condiviso. Integralmente laico e non credente ma rispettoso delle radici cristiane del nostro Paese, Calenda chiede che si riscopra il senso del limite perché la crisi italiana è innanzitutto etica e culturale prima che economica e sociale. Non si esce dalla crisi con la continuazione all’ infinito del consumismo , per questo vanno ridotte le disuguaglianze economiche e l’esibizione della ricchezza, innanzitutto da parte dei politici che non possono essere al servizio delle lobby o a libro paga di autocrati stranieri. Non si può volere un ambiente pulito e la libertà e nel contempo rifiutare i termovalorizzatori e i gassificatori, e le necessità della difesa militare, la politica non può essere appiattita sul presente, vissuta solo come una tecnica astuta che consente di cambiare continuamente posizione, essere ridotta a lotta sui social media e nelle Tv e deve ritornare a dire la verità agli elettori . Ai giovani non va proposta solo un’istruzione tecnica, precocemente professionalizzante e quindi precocemente superata dallo sviluppo tecnologico ma una formazione umanistica fatta di educazione civica e di educazione al bello, al gusto dell’arte, della letteratura, del teatro, del cinema , della musica. Su queste basi etiche e culturali Calenda vuole fondare una formazione diversa dalla destra e dalla sinistra populiste e non su leadership personalistiche e ingegnerie elettorali motivando una nuova partecipazione. Non si può dire che Calenda non abbia delle ambizioni che non vadano oltre il suo ristretto destino personale e questo va comunque appezzato ed è degno di rispetto e attenzione.