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Il miglior libro letto negli ultimi mesi. Sono di parte perché adoro le saghe familiari ma sono rimasta affezionata ad ogni singolo personaggio. Voto 9
Questo è senza dubbio il romanzo storico che più ho apprezzato fino a d'ora, anche perché vivendo molto vicino al villaggio, ho avuto molte volte la possibilità di visitare quei luoghi che dal 1995 sono diventati patrimonio culturale dell'UNESCO. Complimenti all'autrice perché attraverso le parole scritte ha saputo dare vita al sogno poi realizzato dalla famiglia Crespi in ogni aspetto, non trascurandone i lati oscuri ed enigmatici, e presentandoci un ritratto fedele della vita e della società operaia del tempo.
Il cotonificio della famiglia Crespi sorge su un triangolo di terra di ottantacinque ettari al di qua dell'Adda. Cristoforo Crespi realizza il sogno di costruire intorno alla fabbrica un villaggio completo di chiesa, scuola e ambulatorio medico. Dal 1877 al 1930, per oltre cinquant'anni, a Crespi d'Adda una famiglia coraggiosa e danarosa consente agli operai avere un futuro migliore, di elevarsi e di avere la rispettabilità anche verso chi sta al di là del fiume. I personaggi di questa straordinaria avventura imprenditoriale sono ben definiti, ciascuno ha la propria storia da raccontare. Le loro vite si intrecciano con quella del 'padrone' in un unicum indissolubile: l'imprenditore non è nessuno senza gli operai e gli operai non esistono senza un imprenditore. Consigliato a chi spera nel riscatto.
È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all'avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia